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Antenne per telefonia mobile: il parere di un tecnico di Senigallia

Intervista tra blogger: le domande di "Maddechè" all'ingegnere elettronico Andrea Scaloni

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L’antenna per la telefonia mobile nell’area delle SalineIn questi giorni è tornato di grande attualità l’argomento delle antenne per la telefonia mobile, con alcune novità riguardanti la vicenda della contestatissima antenna del Parco delle Saline. Una vicenda che periodicamente occupa le pagine dell’informazione, passando dal tema della salute pubblica al tema dell’abuso edilizio, fino ad interessare il futuro del Parco, a causa di una memoria difensiva presentata al TAR dal Comune di Senigallia, nell’ultima udienza del ricorso presentato dal Comitato contro l’antenna.

Nei tre anni di botta e risposta fra l’Amministrazione Comunale e il Comitato, non è stato mai trattato l’argomento tecnico delle antenne: siamo passati dai "tralicci di devastante potenza" del Consigliere Paradisi al dispositivo "ad impatto zero" del Vicesindaco Ceresoni. Al lettore medio restano dei dubbi sull’utilità di queste antenne, sulla loro necessità e sull’importanza del loro corretto posizionamento nel territorio.
 
Credendo di fare cosa gradita ho intervistato sull’argomento Andrea Scaloni, 37 anni, blogger senigalliese fra i più seguiti, co-autore di Popinga, ma soprattutto ingegnere elettronico progettista e collaudatore di reti di telefonia mobile, con esperienze di pianificazione di reti di telefonia mobile in Europa e America Latina. Perchè tutti sappiamo usare un cellulare e non possiamo più farne a meno, ma conoscendo quello che c’è dietro, il sistema di antenne che rende possibile il servizio, potremmo riuscire ad usarlo in modo più responsabile e consapevole. Ovviamente le risposte di Andrea riguardano solo la tecnologia delle antenne, senza entrare nel dibattuto argomento della nocività delle radiazioni non ionizzanti emesse dagli apparati di telefonia mobile.
 
A Senigallia ci sono molte antenne per la telefonia mobile. Sono tutte indispensabili? Ovvero: i gestori della telefonia (TIM, WIND, Vodafone ecc.) hanno ognuno una sua antenna?
 
La telefonia mobile si chiama anche “cellulare” perché è basata sulla ripartizione del territorio in celle o “cellule”. Un impianto di un certo gestore può coprire una o più celle.
Ogni gestore di telefonia ha una sua rete indipendente dalle altre, e dunque delle stazioni ricetrasmittenti (erroneamente chiamate “ripetitori”) indipendenti da quelle degli altri gestori. Le antenne sono indipendenti, ma in certi casi più gestori possono condividere lo stesso supporto (un traliccio, il tetto di un edificio) per installare le loro antenne, riducendo così i costi di affitto e i problemi di ricerca dei siti.

È interesse di ciascun gestore minimizzare i costi di gestione e quindi ridurre al minimo il numero di siti, compatibilmente col contratto di servizio stipulato col ministero delle Comunicazioni, che obbliga il gestore ad assicurare determinati servizi agli utenti. In questo senso, sì: i siti per telefonia mobile sono tutti “indispensabili”.
 
Antenne posizionate in collinaPerchè le antenne vengono installate sempre in prossimità dei centri abitati? Non possono essere installate in collina? Non sarebbero più efficienti?
 
Le antenne sono i componenti più visibili degli impianti, anche se in realtà sono solo dei pezzi di alluminio usati per irradiare il segnale emesso dai ricetrasmettitori ubicati ai piedi delle antenne. Gli impianti sono installati nelle posizioni più idonee a dare il servizio alla popolazione, quindi devono stare tra la popolazione.

Per servizio si intende la possibilità di ciascun utente di accedere alla rete nei modi e nei tempi scritti nel suo contratto col gestore: fare e ricevere chiamate voce o video, scambiare sms, fare traffico dati (navigare in internet, scaricare files, posta, ecc.).
Per dare il servizio al maggior numero di utenti, la dimensione delle celle (ossia delle aree di copertura di ciascun impianto) non può essere troppo elevata:
– la distanza tra l’utente e l’antenna dev’essere limitata perché altrimenti il segnale sarebbe troppo debole e gli utenti più lontani non avrebbero “campo” e quindi non potrebbero far traffico;
– fare celle (cioè aree di copertura) troppo estese significherebbe includere in ogni cella troppi utenti e diventerebbe impossibile dare il servizio a tutti dentro la stessa cella.

Ovviamente esistono impianti (e quindi celle) che coprono la collina o la montagna, cioè aree vaste ma con pochi utenti. Diventa quindi facile dare il servizio a tutti con una singola cella. Ma, ammesso e non concesso che il territorio di Senigallia si possa coprire con un’unica cella in collina (cosa già impossibile, data l’orografia), la copertura di questa cella sarebbe molto estesa e includerebbe l’intera popolazione. Diventerebbe tecnicamente impossibile dare il servizio (voce, video, dati) a tutti gli utenti.
Quindi per aumentare l’efficienza del sistema, sia in termini di copertura che di capacità, occorre replicare le celle (e quindi gli impianti), distribuendo il traffico degli utenti tra le varie celle.
Questa è una caratteristica di tutti i sistemi radio per telefonia mobile, in cui c’è un’interazione bidirezionale tra la rete e l’utente. Nei sistemi di diffusione radiofonica o televisiva, al contrario, tale interazione non esiste: ci sono pochi impianti localizzati in altura che servono tutta la popolazione in modalità “broadcast”, cioè unidirezionale verso l’utente. Praticamente non esistono problemi di capacità, semmai solo di copertura.
 
Senigallia ha 45.000 abitanti che d’estate diventano 200.000. La potenza delle antenne è proporzionale al numero potenziale di cellulari agganciati?
 
In un sistema di telefonia mobile, proprio perché bisogna replicare frequentemente le celle (e quindi gli impianti) sul territorio, si finisce per riutilizzare le stesse frequenze e quindi uno dei maggiori rischi è l’interferenza. Per dare un buon servizio agli utenti, ridurre l’interferenza e consumare meno energia, è interesse del gestore limitare al massimo la potenza trasmessa.
Questa premessa per dire che in un sistema di telefonia mobile più che di potenza si parla di capacità. E più capacità non necessariamente significa più potenza trasmessa.
La capacità del sistema è calcolata sulla base del numero massimo di utenti che si stima facciano traffico in quella zona.
A Senigallia quel numero varia considerevolmente tra estate e inverno: per far fronte ai picchi di traffico e dare il servizio a tutti anche d’estate, i gestori aumentano la capacità, aumentando il numero di ricetrasmettitori. Questo ha un impatto sulla potenza totale irradiata, ma non proporzionalmente al numero degli utenti che fanno traffico.

Per fare un esempio concreto: la potenza irradiata da un impianto GSM rimane uguale sia che non ci sia nessun utente in quella cella, sia che ci siano 6 utenti simultanei. Al crescere del numero di utenti la potenza crescerà, ma meno che proporzionalmente al numero d’utenti.
Anche per l’UMTS, il sistema di terza generazione orientato alla trasmissione di dati e voce, c’è una piccola parte di potenza irradiata dal sito a prescindere dal numero d’utenti, ma in generale la potenza totale cresce col numero di utenti.
 
La potenza di un’antenna può essere regolata a piacimento dal gestore o ci sono limiti fisici o legali?
 
La potenza di un impianto può essere regolata a piacimento entro i limiti fisici dell’impianto, seguendo precisi criteri di progetto. La potenza può essere aumentata o ridotta in funzione del tipo di ambiente, del numero di impianti e del tipo di servizio. Ad esempio, se si vuole dare servizio solo all’interno di un centro commerciale, sparare la potenza massima è inutile ed anzi dannoso: bastano potenze di poche decine di milliwatt.
Però, in un dato ambiente e con certi servizi da offrire, di solito la potenza massima viene mantenuta invariata, altrimenti l’area di copertura cambierebbe e ciò si ripercuoterebbe negativamente sulle celle vicine.
 
Per un impianto GSM la potenza massima di un singolo ricetrasmettitore (che può ospitare fino a 8 utenti contemporaneamente) è intorno ai 20÷25 Watt, ma la potenza media effettiva dipende dal numero di utenti.
Un ricetrasmettitore UMTS può superare i 20÷40 Watt, ma anche qui il valore effettivo dipende dal traffico.
 
Quanti kmq di territorio copre un’antenna?
 
È impossibile rispondere a questa domanda in modo univoco. L’area di copertura dipende pesantemente da fattori che influenzano la propagazione del segnale radio:
– territorio (città, campagna, collina, mare)
– ostacoli (case, palazzi, alberi, ecc.)
– densità urbana (centro storico, palazzi, larghezza strade, periferia, sobborghi)
Per sistemi come l’UMTS, la copertura dipende anche dal traffico e dal numero di utenti presenti in quel momento sotto l’impianto. Se ad esempio ci sono parecchi utenti che simultaneamente fanno traffico dati sotto una cella UMTS, l’area di copertura sarà inferiore rispetto al caso che gli stessi utenti facciano solo chiamate voce.
Diciamo che il raggio di copertura va da qualche centinaio di metri (superficie di pochi ettari) per le zone densamente abitate fino ad oltre 20÷30 Km (centinaia di Kmq), per zone poco abitate di collina, campagna o pianura.
In casi particolari, ad esempio se di mezzo c’è il mare, il segnale di una cella può arrivare anche oltre: non di rado dalle coste della Toscana si riceve il segnale di celle in Corsica, e viceversa.
 
Perchè la normativa regionale proibisce l’installazione delle antenne all’interno dei parchi pubblici? E’ più giusto installarle nei centri abitati?
 
L’antenna posizionata sopra un edificioPenso che la normativa proibisca l’installazione nei parchi pubblici per un principio di precauzione. Ad ogni modo, credo che installare le antenne nei parchi pubblici sia molto impopolare: un’antenna nel parco si vede e crea allarmismo; la stessa antenna sopra la chiesa di San Martino in pieno centro storico non si vede e non crea allarmismo, anche se magari irradia su un appartamento pochi metri più in là. Ma occhio non vede…

Battute a parte, l’installazione “giusta” o “sbagliata” si misura in termini tecnici con l’efficienza del sistema: copertura e capacità. Se tutta la popolazione di un centro abitato può essere servita da un impianto posto fuori dal centro abitato, ben venga. Altrimenti bisogna installare impianti dentro il centro abitato. L’altra soluzione sarebbe quella di lasciare parte della popolazione senza servizio di telefonia mobile: non so se starebbe bene a tutti.
Tempo fa sono andato a stimare le emissioni del sito TIM davanti al casello autostradale: a distanza di un centinaio di metri dall’antenna, i campi erano decine di volte inferiori ai limiti della normativa. Mutatis mutandis, è una stima che vale anche per l’impianto delle Saline.
 
Quanto è nocivo l’uso del cellulare vicino all’orecchio?
 
Il cellulare è una sorgente di inquinamento elettromagnetico che non vediamo o facciamo finta di non vedere.
La potenza di un’onda elettromagnetica diminuisce allontanandoci dalla sorgente in modo inversamente proporzionale al quadrato della distanza: ad esempio, se la distanza raddoppia la potenza diventa un quarto. Il campo elettrico (quello che si misura in V/m) diminuisce in modo inversamente proporzionale alla distanza: dimezza se la distanza raddoppia.
Ora, la potenza emessa da un’antenna su un traliccio (diciamo dai 20 ai 40 Watt) è molto più grande della potenza del nostro cellulare (1 Watt al massimo), ma è anche vero che il cellulare è molto più vicino al nostro corpo di quanto lo sia l’antenna sul traliccio.
Siccome la distanza è la variabile decisiva, possiamo stimare che il campo elettromagnetico proveniente dal cellulare sia centinaia di volte maggiore del campo elettromagnetico proveniente da un impianto di telefonia mobile distante qualche decina di metri.

Detto questo, vale la pena cercare di usare meglio il nostro cellulare, mitigandone gli effetti.
La soluzione drastica sarebbe quella di indossare una bella cuffia fatta in casa con la pellicola metallica del domopak, ma siccome esteticamente non è il massimo da indossare in ufficio o il sabato sera, ci sono altri consigli più “pratici”. Ad esempio, allontanare il cellulare dalla testa, usando un’auricolare; evitare di usare il cellulare nelle situazioni in cui esso è costretto a trasmettere con più potenza: in macchina, dentro casa e in genere nei posti in cui c’è poca copertura.

Questo indirettamente ci dice anche un’altra cosa, e così chiudiamo il discorso aperto all’inizio. Non solo dal punto di vista tecnico, ma anche sotto il profilo della salute pubblica, fare le antenne troppo lontane dagli utenti non è la soluzione. Quanto più l’antenna è lontana dal cellulare, tanto più basso sarà il campo ricevuto da quel cellulare, il quale dovrà aumentare la sua potenza per “agganciare” la rete, peggiorando l’effetto sul cranio del suo padrone.

di Paolo Talucci e Andrea Scaloni

Redazione Senigallia Notizie
Pubblicato Martedì 2 febbraio, 2010 
alle ore 12:25
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Commenti
Ci sono 8 commenti
Anonimo2010-02-02 14:27:30
Ma io mi domando e dico, avete mai visto Francis Ford Coppola che intervista Marlon Brando su come funziona un frigorifero o su quanti giri fa l'elica di un ventilatore?
mariangela 2010-02-02 21:42:28
Molto interessante! Domani compro l'aurucolare... :-)
Gianfranco 2010-02-03 08:01:02
Ottimo
Sono anche io un elettronico con buone cognizioni nel campo della radio frequenza e devo dire che questo articolo è ottimo; rende capibile a chiunque la problematica del numero di celle/antenne e la potenza di emissione delle stesse!
Ovvero più basso è il segnale che arriva al mio telefonino e più alta sarà la sua potenza di emissione per stabilire il collegamento!
L'unica lacuna è la mancanza di volori!
Nel senso che ci sono valori limite standard stabiliti dai vari paesi per quanto riguarda la potenza alla quale può essere sottoposto il corpo umano per un certo tempo senza subire danni principalmente alle parti molli come occhi, cervello e parti basse, cioè quelle parti a più contenuto di acqua e che possono far dissipare meglio la radio frequenza.
Ad esempio in europa il limite è di 1mW a m quadro!
Questo però per segnale continuo e non impulsivo come quello della telefonia mobile.
Sarebbe perciò interessante sapere quale è questo limite e quanto è il campo elettromagnetico generato in termini di di mW a m quadro irradiato sia dal telefonino che dalle antenne, in funzione della distanza dal nostro corpo, visto che questa incide in maniera qudratica!
Perchè senza questi valori nessuno si rende conto delle effettive pericolosità, ma si sa solo che non è propio igienico il loro abuso.
E' chiaro che dietro questo c'è l'interesse delle multinazionali che producono telefonia cellulare e servizi dedicati alla stessa.
Interessi enormi!!!
Forse molta gente, se sapesse che il cellulare cuoce i neuroni come un pollo nel forno a microonde e cominciasse a collegare la propia perdita di memoria all'uso di quest'ultimo, qualcosa comincerebbe a cambiare e forse ritorneremmo alle cabine telefoniche e alla trasmissine via cavo, lasciando la radio frequenza per quei casi veramente indispensabili e di sola ricezione!
L apotenza che irradia un cellulare al nostro cervello e comunque al nostro corpo quando lo abbiamo addosso, perchè lui comunque trasmette periodicamente, per informare la "cellula " della sua ubicazione, è molto più nociva di altre cose a cui stiamo giustmente molto attenti!!!
patri 2010-02-03 13:19:47
come proteggerci?
L'articolo è interessante....a me piacerebbe anche sapere se possiamo fare qualcosa per proteggere le nostre abitazioni o quanto meno le ns. camere da letto!
Abito a circa 600 mt da un traliccio installato da poco in zona Vallone, ho una bambina di 3 anni e ritenendomi responsabile della sua salute, mi chiedo che strumenti abbiamo a disposizione per far vivere i nostri figli in un ambiente più sano possibile.
Andrea Scaloni 2010-02-03 14:08:24
Qualche precisazione
Qualche precisazione in merito alle osservazioni di Gianfranco.
E' vero: l'articolo manca di trattare gli effetti biologici dei campi elettromagnetici, ma nella stesura ho dovuto fare una scelta e ho optato per una trattazione "sistemistica" dal taglio il più possibile divulgativo.
La densità di potenza (W/mq) è comunque facilmente calcolabile conoscendo la potenza irradiata dall'antenna, che a sua volta è molto minore di quella erogata dai trasmettitori.
Infine, ridimensionerei i pericoli dovuti alla trasmissione periodica del cellulare in standby, visto che si tratta di trasmissioni molto diradate nel tempo e molto brevi. La fase critica rimane quando il cellulare è in chiamata.
Andrea Scaloni 2010-02-03 14:29:10
Qualche precisazione (2)
A Patri risponderei che 600 mt non sono pochi e abbattono di molto l'inquinamento elettromagnetico del traliccio (sempre che si tratti di un traliccio per telefonia mobile).
Credo comunque sia suo diritto chiedere all'ARPAM una misurazione dei livelli nella sua zona.
Anonimo2011-09-01 18:46:25
paura di radiazioni dalle antenne di delefonia mobile.
Antenne o Ripetitori telefonici...fanno male?........
Salve, tra di voi c'è qualche tecnico Antennista, qualche Fisico...o qualche scienziato nel campo delle onde elettromagnetiche?
vicinissimo da casa mia, ho un ripetitore per telefonia mobile della Wind (a 50 metri di distanza) in cui le antenne che emanano le radiazioni sono posizionate direttamente in quota in direzione della mia abitazione....
Volevo sapere quanto sono a rischio e che metodi di precauzione posso adottare???
Per favore aiutatemi...



Anonimo2011-12-03 07:35:09
mi trovo sopra quattro antenne telefoniche a 30 metri distante cioè di fronte alla mia finestra non sarebbe giusto prima delle misurazione i v.metro stabilire distanze e posizione da una abitazione? le antenne mi stanno facendo perdere la memoria scalderone1@alice.it
ATTENZIONE!
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