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Il gioco non vale la candela. O forse sì.

di Andrea Scaloni


“Siate voi il cambiamento che volete vedere nel mondo”
M. Gandhi

Giovedì scorso, alla “Candle for Tibet”:
Non c’erano nastri da tagliare e cravatte fosforescenti in bella mostra.
Non c’era nessuno della cosiddetta “politica ufficiale”. Tutti, da destra a sinistra passando per il centro: non pervenuti.

Non c’erano i centri sociali, ubbidienti o disubbidienti, con o senza bombolette spray.
Non c’erano gli indifferenti, quelli che non gliene frega niente e campano a birra & Gazzetta, i fine settimana a mojito & Tatiana.
Non c’erano i cinici, quelli del “tanto non serve a niente”, quelli che ne sanno sempre una più di te e non perdono tempo in buffonate del genere. In effetti non hanno torto: le candele non sono servite a niente, nel senso che non hanno trasformato la Cina in una democrazia e i tibetani continuano a essere perseguitati.
Non c’erano quelli che se manifesti sul Tibet sei anticomunista, se manifesti su Guantánamo sei antiamericano.
Non c’erano quelli della par condicio sulle manifestazioni, per cui non puoi manifestare da una parte se non manifesti anche dalla parte opposta. Non puoi manifestare contro la guerra in Iraq se non hai anche manifestato (all’asilo) contro l’invasione russa in Afghanistan. E loro, ovviamente, per non sbagliare, non manifestano da nessuna parte.
Non c’erano quelli che non manifestano perché il buon esempio deve sempre venire da qualcun altro.
Non c’erano quelli che “se i monaci tibetani prendono le mazzate, qualcosa devono aver combinato”.
Non c’erano quelli che non manifestano perché la candela costa e il cartello al collo pesa.
Non c’erano quelli convinti che un manganello comunista faccia (a seconda del punto di vista) più o meno male di un manganello fascista.
Non c’erano polveroni da sollevare, polemiche da alimentare, voti da inseguire.

Giovedì scorso, alla “Candle for Tibet”:
C’era chi pensa che si debba fare non sempre ciò che conviene fare, ma talvolta anche ciò che secondo coscienza è giusto fare.
C’erano quelli convinti che i diritti umani non siano né di destra né di sinistra.
C’era chi non si vergogna di metterci la faccia.
C’erano parecchi passanti, gente che si fermava, leggeva e fotografava.
C’era chi non ha bisogno di parole per condividere un’idea.
C’era chi lasciava una candela accesa e se ne andava via con gli occhi lucidi.
C’era gente sconosciuta, normale e silenziosa, che non avevamo mai visto e forse non rivedremo più.
C’eravamo noi, insomma.

Andrea Scaloni

Andrea Scaloni
Pubblicato Lunedì 11 agosto, 2008 
alle ore 11:32
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