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Senigallia banda dei sassi: accusati di concorso in tentato omicidio

"Abbiamo lanciato quei sassi per noia"


Il Gip di Ancona Giovanni Manzoni, su richiesta della Procura dei minori, ha emesso quattro provvedimenti cautelari nei confronti dei componenti la banda che, nella notte tra il 10 e 11 dicembre scorso, lanciando sassi da un ponte dell’A14 all’altezza di Marzocca, sfondarono il parabrezza dei pullman che riportava, da Bolzano a Camerano, 34 persone che avevano partecipato al viaggio organizzato dalla Croce Gialla di Camerano ai mercatini natalizi. Solo la fortuna e il sangue freddo dell’autista hanno evitato che il mezzo uscisse distrada e che l’incidente non avesse conseguenze drammatiche.
“Il Gip ha accolto integralmente le richieste della Procura, che aveva chiesto provvedimenti diversamente bilanciati, a seconda del livello di partecipazione degli indagati e della loro successiva collaborazione – ha spiegato Ugo Pastore, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei minori di Ancona.Per tutti l’accusa è di concorso in tentato omicidio continuato, aggravato da futili motivi” ricordando poi come i lanci dei sassi non fossero casuali, ma mirati a centrare l’obiettivo”.
Così, per due dei quindicenni componenti la banda sono scattati provvedimenti di permanenza in casa (equivalente, per i minori, agli arresti domiciliare), mentre il presunto “capo” diciassettenne è stato associato a un carcere menorile.Per il terzo adolescente, anch’egli quindicenne, quello che ha collaborato di più con gliinquirenti e il cui ruolo era più marginale, sono state applicate prescrizioni di condotta, ossia indicazioni sui comportamenti cui deve attenersi o da cui deve astenersi(non frequentare certi ambienti, rincasare a orari prestabiliti, non rincasare da solo e via così). Decisiva per la svolta delle indagini è stata la testimonianza di una persona che, seduta accanto al conducente di un mezzo, aveva potuto vedere la scena del gruppetto che dal lato della strada lanciava sassi ed è riuscita a descrivere il fatto, fornendo anche particolari importanti che, vericati attentamente, hanno potuto sconfessare gli alibi veri o presunti dei componenti la “baby gang”.
Le cause del gesto? “La necessità di darsi una scossa, di movimentare una serata noiosa passata al bar”, ha risposto il Procuratore. Insomma, le non molte occasioni di svago hanno fatto si che, nel bar di paese dove si ritrovavano, qualcuno proponesse l’idea di fare una “mattata” (questo il termine usato dagli adolescenti), ricordando, forse per convincere gli altri, che episodi simili avvengono ma non si viene scoperti e che poi si è minorenni.Il gruppetto di adolescenti aveva provato la “sfida” in altre due occassioni: nella prima aveva fatta un sopralluogo, senza effettuare lanci; la seconda, l’11 novembre 2005, è servita per fare una prova ed effettuare qualche lancio; infine, un mese dopo, il gesto che gli è costato il provvedimento del Tribunale dei minori. Il giorno dopo la “mattata”, della cose se ne è parlata in classe quando la maestra ha letto davanti a tutti il giornale. A questo punto qualcuno si è reso finalmente conto di quanto fatto.

di Alberto Bignami
dal Corriere Adriatico

Redazione Senigallia Notizie
Pubblicato Venerdì 3 febbraio, 2006 
alle ore 9:21
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